lunedì 20 febbraio 2017

RECENSIONE: Bad love (Welcome Series #1) di Jay Crownover


Buongiorno! Per iniziare al meglio la settimana, non so voi, ma io ho bisogno di un po' di carica extra. L'arduo compito di rendere questo lunedì meno pesante tocca ad un certo Shane Baxter, l'uomo che rivoluzionerà la vostra definizione di bad boy. Bad Love è il titolo del libro con cui la serie Welcome to the Point di Jay Crownover arriva in Italia, un primo volume che, a mio avviso, pone le basi per un altro grande successo dell'autrice. La serie è composta da tre romanzi autoconclusivi, dedicati rispettivamente a Bax, Race e Titus, ma, come aveva fatto anche per il precedente lavoro, l'autrice sta preparando anche una serie spin-off (The breaking point), di cui però è stato pubblicato in lingua solo il primo volume. In attesa che la Newton Compton porti in Italia almeno il resto della serie madre, parliamo di questo primo capitolo che esce oggi in cartaceo, ma che trovate in ebook già dal 16 Febbraio.

Trama
Sexy, dark, pericoloso, Bax non cammina solo sul binario sbagliato… lui è il binario sbagliato. Criminale, delinquente e attaccabrighe, ha preso un sacco di pessime decisioni, e una di queste lo ha portato in prigione per cinque anni. Ora Bax è fuori e in cerca di risposte, e non gli importa cosa dovrà fare o chi dovrà ferire per trovarle. Ma non ha fatto i conti con Dovie, una ragazza innocente e pura… Dovie Pryce sa bene cosa comporti vivere una vita difficile. Ha sempre cercato di essere buona, di aiutare gli altri, e non si è mai lasciata trascinare giù dalla tristezza. Eppure le cose per lei non hanno fatto che peggiorare. A quanto pare, l’unica persona che può aiutarla è l’ex-detenuto più spaventoso, sexy e complicato che sia mai uscito da The Point. Bax le fa paura, risveglia in lei sentimenti che non avrebbe mai pensato di provare. Ma a Dovie non serve molto per capirlo: certe volte le persone migliori per noi sono proprio quelle che dovremmo evitare…

Shane Baxter è un bad boy. Ormai questa espressione ha assunto un significato decisamente troppo ampio, ma, pensateci, quanti di questi fantomatici bad boy che spopolano nei libri si sono dimostrati davvero dei cattivi ragazzi? Mi sono sempre piaciute le introduzioni che Jay Crownover scrive nei suoi libri, ma questa la condivido in pieno. L'essere tatuato e pieno di piercing, arrogante, scontroso e con uno stuolo di donne ai propri piedi, non rende un ragazzo un bad boy. I protagonisti della Tattoo Series non lo sono, nemmeno Asa che almeno un passato da delinquente ce l'ha. Per non parlare poi di quelli che vengono definiti tali solo perché belli e sicuri di sé o perché vivono una vita da rockstar, ma poi dimostrano di essere dolci, romantici e teneri come un orsacchiotto (su tutti penso a Cole Stone, Kellan Kyle, Jake Wethers). A tutti capita quindi di affibbiare a sproposito questa etichetta, anche a me, ma da quando ho conosciuto Bax difficilmente commetterò ancora questo errore. L'autrice voleva dimostrare chi può "guadagnarsi" veramente questo titolo e ci è riuscita benissimo creando questo personaggio. Quindi, se alle parole bad boy avete pensato al classico ragazzo che per amore cambia completamente il suo modo di essere e si redime, dimenticate tutto... perché questa è un'altra storia.

Shane Baxter è un criminale, un vero delinquente, neanche cinque anni in carcere cambiano davvero quello che è. Dovie è una ragazza che conosce la vita di strada, ma che, a differenza degli altri, non ha perso la speranza e la sua dolcezza e lotta ancora per il suo futuro, nascondendosi sotto vestiti troppo grandi. Il terzo protagonista è The Point, il quartiere malfamato, povero, difficile, corrotto, in contrapposizione al quartiere ricco e opulento di The Hill, che nasconde il male sotto una patina di perfezione. La Crownover ha volontariamente scelto di non dare una localizzazione specifica, proprio perché è un mondo che, in qualche modo, possiamo ritrovare in qualsiasi città. La storia racconta la realtà così com'è, nuda e cruda, senza fronzoli e abbellimenti. È una storia di omicidi, uomini scomparsi, violenza, vendetta, in cui la famiglia è quella che ti scegli, non quella che ti capita. Ma è anche una lotta del "bene" contro il male, o del male contro il vero male.
La mia vita sarebbe stata sempre brutale e cattiva, e lei doveva essere l'unica fonte di luce.
I due protagonisti sono legati da un uomo, Race, migliore amico di Bax e fratello di Dovie, ma non si conoscono. Entrambi sono disposti a tutto per ritrovarlo, ma collaborare sembra allo stesso tempo una pessima idea e l'unica soluzione. Dovie è una distrazione per lui, nella sua vita non può permettersi di legarsi a qualcuno, l'unica persona importante per lui è anche il motivo per cui è finito in prigione, e dover proteggere la ragazza potrebbe anche costargli la vita in un mondo che non ammette passi falsi. Per lei la vita è già abbastanza dura così, senza dover avere a che fare con un cattivo ragazzo che può portarla sulla cattiva strada, che rappresenta la cattiva strada. Tutti le dicono di stargli alla larga, ma lei non ci riesce e si giustifica convincendo se stessa e gli altri che è l'unico che può aiutarla a trovare suo fratello. Anche se non sa se può fidarsi delle sue intenzioni. È inutile che vi dica come prosegue la storia tra i due, potete benissimo immaginarlo.
"Hai paura di me?". "Sono terrorizzata". "Ti fidi di me?". "No". "Verrai a letto con me?". "Probabilmente".
Bax è un personaggio con cui è, per forza di cose, difficile entrare in sintonia, ma che alla fine mi ha conquistata. L'autrice lo presenta per quello che è, un ladro che non si vergogna di esserlo, un uomo pronto a sporcarsi le mani, qualsiasi cosa questo voglia dire. Però ci fa vedere anche come è arrivato a questo punto e, se anche non lo possiamo veramente giustificare, un po' ce lo fa capire e perdonare. A The Point non esistono brave persone, non nel senso che intendiamo noi almeno, ma i personaggi diventano una cosa sola con la città, nonostante tutto, nonostante tutto quello che ha tolto loro e tutto quello che ha causato, non la abbandonano. La cosa che più ho apprezzato, però, è che il personaggio di Bax si evolve, ma non cambia. L'amore ti rende migliore, è vero, ma non ti cambia completamente. E, alla fine, Shane e Bax restano una persona sola, le due facce della stessa medaglia. Dovie diventa per lui la persona che gli dà un motivo per combattere per la vita, e non con la vita, un motivo per scegliere di proteggere le persone che ama, ma anche se stesso. Non certo quella che lo farà diventare un cittadino modello.
"So bene che moriresti per me, Bax". La sua voce era poco più di un sussurro, e tutto quello che volevo era stringerla a me e non lasciarla più andare. "Quello che ho bisogno di sapere è se hai intenzione di vivere per me."
Ma questa è, ovviamente, anche una storia d'amore. E, lasciatemelo dire, Shane non sarà uno da frasi dolci e gesti romantici, ma la sua è stata una delle dimostrazioni d'amore più forti e più significative. È un uomo d'azione e lo è anche in amore. La Crownover non è una che mi fa fare grandi pianti, ma l'intensità di una scena in particolare mi ha colpita, e non poco. Dovie, poi, è la classica protagonista dolce e forte, fragile e tosta, che all'autrice piace tanto creare. E non solo in questo ho ritrovato il suo tocco tipico, ma anche nella grande passionalità e nella fisicità dell'amore, nel punto di vista alternato e nella lunghezza dei capitoli (cosa che a me, però, non piace tantissimo) e nella creazione di personaggi che tengano viva la serie per tutti i libri. Non posso prevedere se sarà così, ma mi piacciono già le basi che ha posto per i futuri volumi. Bax è difficile da replicare, ma, proprio per questo, sembra che l'idea sia quella di dare spazio a figure accomunate sì, ma anche molto diverse. Race è sempre stato la mente dietro le azioni dell'amico, conosce The Point, ma non ci è nato; Titus è quello che invece ha fatto della legalità il suo mestiere, quello che ha provato ad allontarsi, ma che ha The Point che scorre nelle vene. E io sono molto curiosa di conoscerli ancora meglio!

Al prossimo libro!
Veronica

4 commenti:

  1. Io purtroppo non sono riuscita ad entrare in sintonia con la Crownover,un vero peccato perchè si sentono solo pareri positivi a riguardo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I gusti sono gusti, non possiamo farci niente! Puoi sempre provare più avanti con un altro suo libro, magari era semplicemente il libro o il momento sbagliato ;)

      Elimina
  2. Ciao, sono nuova del tuo blog e mi sono unita ai tuoi lettori!
    Questo sembra proprio uno di que romanzi che piace a me! ^_^

    RispondiElimina